La terza linguistico a Scampia
Nemmeno il tempo di sederci sui banchi di scuola, che già eravamo catapultati dall’altro capo (o quasi) dell’Italia… destinazione Pompei e, non lo indovinerete mai, SCAMPIA.. Si proprio quella… Quella della Gomorra di Saviano e del serial “sparatutto” di Sky…
Un mix tra classic and unconventional student’s trip!!
Eravamo pronti, a visitare due città così vicine territorialmente, ma allo stesso tempo distanti anni luce. Due mondi completamente diversi, ma che ci avrebbero potuto insegnare molto.
Il primo giorno, ci siamo tuffati nel passato, lungo strade di 2500 anni fa. Abbiamo avuto l’occasione di visitare una Pompei intatta, ghiacciata nel tempo e sempre affascinante. Era quasi impossibile non immedesimarsi in un gladiatore o una matrona romana. Ogni pietra colpita da un sole cocente conteneva una storia e sembrava impaziente di raccontarcela.
Ben diverso è stato lo scenario del giorno dopo a Scampia. Nella metro diretta al quartiere “oscuro” di Napoli, ciascuno si portava dentro le sue emozioni; un misto di paura e curiosità. Di certo tutti eravamo partiti con un bagaglio pieno di pregiudizi, alimentati dai soliti luoghi comuni, dalle storie ascoltate al telegiornale e dai film. Perfino la giornata sembrava esprimere i nostri pensieri e preoccupazioni. Appena arrivati, infatti, è cominciato a diluviare. Sotto la pioggia spiccavano, alte, fra le case, le “Vele”, purtroppo da sempre emblema di Scampia.
Eravamo passati, in un giorno, dall’ordine del cardo e del decumano, al caos di stradoni di asfalto, con l’immondizia abbandonata ai lati. Dalle case decorate testimoni di fasti di un passato glorioso, ad alveari di cemento armato testimoni di un futuro che più incerto di cosi, non si può…
Eppure anche qui il cemento e l’asfalto ci hanno raccontato… Certo, le storie di spaccio, le sparatorie, i rapimenti, la violenza, il sangue… ma non solo…
Proprio qui, in questo contesto di rovina e ombra, abbiamo visto un’umanità più grande. In quel quartiere dove la via più semplice è la corruzione, la violenza e la connivenza con la Camorra, Ciro Corona ha saputo, non solo cambiare strada, ma anche ribellarsi. È stato proprio lui ad accoglierci e a raccontarci la sua storia. L’esempio di suo papà primo “maestro di antimafia”, gli amici perduti e quelli ritrovati, ma soprattutto, ci ha raccontato del sogno condiviso con altri e che ha fatto nascere (R)esistenza Anticamorra, associazione che dal 2004 si propone come alternativa di speranza per gli abitanti della zona. Fra le varie iniziative dell’associazione, abbiamo potuto visitare l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”. Si tratta di un’ex scuola diventata un supermarket della droga durante la guerra di Camorra, e, dal 2013, affidata all’associazione di Ciro; il quale, con l’aiuto di molti volontari, l’ha rimessa a nuovo.
Ora è un polo culturale e di integrazione, con laboratori di vario tipo. Luogo di ritrovo e di studio, riferimento per carcerati in reinserimento, piccola comunità alloggio per adolescenti in difficoltà, nonché, speriamo al più presto, una pizzeria!!
Ritornando a casa, la parola che meglio descrive ciò che ci è rimasto di quel giorno è Cambiamento.
Quello che sta ricucendo la storia lacerata di Scampia, quello che è avvenuto dentro di noi. Tutti i pregiudizi sono spariti, siamo tornati a casa ricchi di speranza e con la consapevolezza che un futuro migliore è possibile a partire dal nostro impegno quotidiano di ragazzi.
Alessandra e i ragazzi 3 Liceo Linguistico Collegio PioX