L’autunno è cominciato da qualche giorno, ma per le scuole dell’infanzia paritaria questa appare come una nuova primavera. Poteva non essere così, visti i tanti problemi che si presentavano all’orizzonte a inizio settembre. A confermarcelo è il presidente della Fism regionale (Federazione Italiana Scuole Materne) Stefano Cecchin.
Che notizie ha da questo inizio d’anno nelle scuole dell’infanzia paritarie?
È andato sicuramente bene. C’era in tutti noi la voglia di ricominciare ad accogliere i bambini per educarli e istruirli in una dimensione di crescita che li pone in relazione tra di loro e con la maestra. Abbiamo dovuto gestire dal 1° settembre l’obbligo del green pass per i dipendenti, e devo dire che in 1.000 scuole dell’infanzia, 550 nidi e 220 sezioni primavera che rappresentano la realtà Fism del Veneto, solo qualche decina di dipendenti ne era sprovvista. Una trentina sono stati sospesi dal servizio, vale a dire coloro che hanno scelto liberamente di non vaccinarsi e di non sottoporsi al tampone. Da lunedì 13, poi, tutti coloro che accedono alla struttura devono avere il green pass, quindi anche genitori e fornitori. Abbiamo utilizzato il buon senso per i primi giorni, sono stati accolti tutti i bambini, alcuni dalle maestre direttamente sull’uscio, visto che alcuni genitori non possedevano il pass. Ma in nessun caso abbiamo assistito a scenate o sono state poste questioni. Abbiamo registrato, invece, un grande senso di responsabilità da parte di tutti. Non era scontato visto il clima nel Paese, invece si è creata un’attenzione verso i bambini e la volontà di non privarli di un’opportunità importante di crescita.
A inizio anno si fa la conta della “mortalità” delle scuola d’infanzia paritaria. Quali sono i dati in suo possesso?
Subiamo un calo fisiologico ogni anno in ragione del dato della denatalità. Quindi abbiamo dal 3 al 5% di iscritti in meno anno su anno che porta alla chiusura di circa 10 scuole. È chiaro che in un discorso di economia famigliare la retta del nido è un costo importante. È qui che dovrebbe intervenire lo Stato, rendendo il servizio gratuito o abbattendo della metà il costo per la famiglia, visto anche i fondi che stanno arrivando dal Pnrr. È inutile pensare di assegnarli per costruire nuove strutture dove le strutture ci sono già, come qui nel Veneto. Nella nostra Regione non vengono autorizzate nuove scuole dell’infanzia se sono presenti le paritarie. E sono presenti nel 45% dei Comuni veneti con il 65% dei bambini. D’altronde se servono ulteriori posti pubblici, vengono dati senza problemi. Lo Stato dovrebbe dare risorse per sostenere i progetti educativi che già ci sono. E invece ci troviamo che nonostante la Fism accolga il 35% di tutti i bambini a livello di infanzia nazionale non è stata ammessa nella Commissione “0-6” al Miur. Questo vuol dire non rispettare la sussidiarietà verticale e orizzontale che è prevista dalla Costituzione. È un brutto segnale. Quello che dobbiamo chiedere è meno Stato dove non serve, più Stato dove è necessario. La nostra prima scuola paritaria è stata fondata nel 1822, quella che ho frequentato io, a Salzano, nel 1900. A Roma servirebbe un sano bagno di realtà. E lo dico anche per i politici veneti che ci rappresentano.
Un concetto che sembrano invece aver bene in mente Amministrazioni comunali e Regione del Veneto. Non è così?
Per un nuovo edificio ci vogliono tre milioni di euro circa, 2/3 anni per avere il personale che costa molto di più che nel paritario. Basta aver presente questi dati. Con i Comuni a ogni rinnovo di convenzione cerchiamo di ottenere più fondi, se è nelle loro possibilità, visti i tagli che hanno subito. È ottimo il nostro rapporto con l’Anci. Alla scuola paritaria i sindaci riconoscono la bontà del servizio. Sono le scuole delle nostre comunità. Vediamole anche come una palestra di cittadinanza attiva, dove troviamo volontari, genitori che si impegnano nel Comitato di gestione e che sono gli stessi che poi ritroviamo negli istituti comprensivi. Sappiamo farlo bene e allo Stato diciamo: Lascia che ci occupiamo di questo, di erogare un servizio pubblico che qui è eccellenza. E lo dimostrano i risultati delle prove Invalsi che vedono il Veneto ai primi posti, insieme a Lombardia e Trentino Alto Adige. Vuol dire che qui c’è una proposta di qualità, grazie anche al personale continuamente aggiornato e formato. Riusciamo a sfruttare l’autonomia scolastica con offerte formative innovative. Sperimentiamo molto su offerte della prescrittura, prelettura, psicomotricità, inglese… E questi sono i risultati.
Lucia Gottardello